Notule
(A cura di LORENZO L. BORGIA &
ROBERTO COLONNA)
NOTE E NOTIZIE -
Anno XIX – 28 maggio 2022.
Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale
di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a
notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la
sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici
selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori
riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.
[Tipologia
del testo: BREVI INFORMAZIONI]
Memoria: come si chiude la finestra
temporale che consente l’associazione? Le memorie, nell’esperienza quotidiana del mondo
che ci circonda, si creano nel particolare contesto della realtà del momento e
spesso si formano e sono rievocate in associazione con elementi appartenenti a un
segmento di tempo vissuto. Come fa il cervello a separare le memorie in base al
segmento temporale di appartenenza? Yang Shen e
colleghi hanno scoperto che la finestra di tempo durante la quale una memoria
può essere associata o collegata al contesto in cui si forma è costituita dal ritardo
di espressione di CCR5, un recettore immune conosciuto come co-recettore per l’infezione
HIV. Il picco di CCR5 riduce l’eccitabilità neuronica necessaria all’associazione
e, in tal modo, chiude la finestra. [Cfr. Nature – AOP doi:
10.1038/s41586-022-04783-1, 25 May 2022].
Come si sviluppa la ritmicità intrinseca
dell’orologio biologico nell’ipotalamo del feto? Il nucleo
soprachiasmatico dell’ipotalamo, dove ha sede l’orologio biologico principale
dell’organismo, al quale si sintonizzano tutti gli orologi periferici, sviluppa
le sue prerogative funzionali nel corso dell’embriogenesi, ma come fanno le cellule
del feto a conoscere i tempi dei processi biologici fino a quando l’orologio
entrerà in funzione? È l’orologio materno a pensarci. I geni all’interno dell’orologio
biologico del feto rispondono all’andamento ritmico materno, come hanno
accertato Alena Sumova e colleghi dell’Accademia
delle Scienze della Repubblica Ceca. [Cfr. PLoS Biology - AOP doi: 10.1371/journal.pbio.3001637,
2022].
Il diabete di tipo 2 accelera l’invecchiamento
cerebrale e il declino cognitivo. Il diabete di tipo 2 progressivo accelera il
fisiologico invecchiamento del cervello di circa il 26%, e contribuisce al
declino cognitivo. L’invecchiamento e il dibate di
tipo 2 inducono peggioramento delle prestazioni delle funzioni esecutive,
inclusa la working memory, l’apprendimento e la
flessibilità logica. Lo studio, condotto da Botond
Antal e colleghi, ha rilevato un peggioramento, oltre quello determinato dall’età,
del 13,1% nei diabetici, che presentavano un rallentamento della velocità centrale
di processo del 6,7% maggiore di quello già prodotto dalla senilità. [Cfr. eLife - AOP doi: 10.7554/eLife.73138, May
24, 2022].
Ruolo della flora batterica
intestinale nell’ictus ischemico cerebrale. Dopo un
ictus la disbiosi microbica intestinale causa un’accresciuta
permeabilità dell’intestino e attivazione del sistema immunitario enterico, che
porta batteri ectopici intestinali e cellule proinfiammatorie
ad attraversare la barriera ematoencefalica danneggiata dall’ictus ed entrare
nel cervello. Questo aggrava il danno da ischemia-riperfusione. Ma, dopo un
ictus, alcuni metaboliti prodotti dalla flora batterica intestinale sopprimono
in parte la risposta infiammatoria post-stroke e promuovono la
riparazione del danno. [Cfr. Wenjie Hu, et al. Eur J Med Res. 27 (1): 73, May 25, 2022].
Malattia di Alzheimer: 7 misure salutari
sono efficaci nel ridurre il rischio di demenza. Le
persone con accresciuto rischio, anche con familiarità di demenza
neurodegenerativa, come ha dimostrato uno studio che ha seguito per 30 anni oltre
11.000 pazienti, possono ridurre il rischio adottando quelle 7 misure che l’American
Hearth Association indica come Life’s
Simple Seven: 1) essere attivi, 2) seguire una dieta salutare, 3) perdere
peso, 4) non fumare, 5) mantenere un livello di pressione arteriosa fisiologico,
6) controllare la colesterolemia, 7) ridurre la glicemia. [Fonte: M. A. Rosko, American Academy of Neurology;
lo studio apparirà su “Neurology”, 2022].
In quale lingua sogna
preferenzialmente una persona bilingue o poliglotta? Ad
Harvard si sta studiando come il bilinguismo, inteso quale competenza al
livello di madrelingua per due lingue apprese contemporaneamente fin dalla
prima infanzia, e la poliglossia, intesa come
apprendimento e uso fluente di più lingue apprese precocemente, possano
influenzare il linguaggio verbale esperito durante i sogni. È noto che le
persone che parlano una seconda lingua, anche senza un buon livello di
competenza linguistica, sporadicamente fanno sogni in cui usano o ascoltano parole
nella seconda lingua, ma lo studio di Harvard sta cercando di determinare se
esista una priorità assoluta nel sogno di una lingua sulle altre, anche nei
perfetti bilingue.
Il più straordinario dei soggetti studiati è un
economista svedese di alto livello, che si dichiara fluente in 15 lingue diverse
e afferma di aver sognato in tutte le lingue che parla e, particolarmente, che
la lingua del sogno è quella che ha maggiormente usato nel corso di quella
giornata.
Un altro aspetto allo studio è che alcune persone poco
abili nel parlare una seconda lingua sostengono di essere bravi e fluenti quando
la usano in sogno. La spiegazione per il momento sembra essere questa: il
giudizio cosciente da svegli è operato grazie alla corteccia prefrontale, le
cui connessioni sono inattive durante il sogno; in altre parole, dormendo vi
può essere un flusso rapido di schemi esecutivi di parole, ma la loro effettiva
qualità non può essere giudicata senza la coscienza della veglia. Alcuni
poliglotti dicono di sognare nella lingua che usano per il loro lavoro, ma, se
il sogno verte su questioni affettive personali, l’unico idioma è la madrelingua.
Infine, alcune persone sostengono di non sognare mai in alcuna lingua in
particolare, ossia che l’elemento verbale è sempre stato assente dai loro
sogni.
Anche se alcuni volontari per gli esperimenti riferiscono
che la lingua dei loro sogni è esclusivamente la propria madrelingua e qualche bilingue
afferma di ritrovare nel sogno la parlata che sente più sua delle due, è emerso
che la lingua dei loro sogni si può desumere da una combinazione di elementi: dove
il sogno è ambientato, a quali contenuti culturali è riferito, e qual è
l’idioma dei soggetti sognati. Lo studio prosegue. [Fonte: Harvard
Press Office, maggio 2022].
La valenza psicologica che ebbe nella
storia il passaggio della Concordia da valore politico a valore
familiare. Al Seminario sull’Arte del Vivere Monica
Lanfredini ha proposto l’analisi psico-antropologica di questo passaggio,
cogliendo la forza della restituzione alla famiglia del ruolo di alveo
gestazionale delle virtù dello Stato.
Tradizionalmente, la concezione del valore
politico-sociale della Concordia romana, la dea Armonia dei Greci,
era celebrata da monete su cui erano effigiati uomini politici che si stringevano
la mano in segno di alleanza; con questa transizione, favorita dallo stoicismo
interpretato da Marco Aurelio nella versione di Seneca, la homonòia
del matrimonio ben riuscito assurge a radice di ogni forma di armonia
sociale, così che sulle monete della concordia appare l’effige di Faustina
Minore, la moglie di Marco Aurelio, quale simbolo di un’atarassia idilliaca consguente a una “eudaimonia”
empatica fra i coniugi e nell’intero nucleo familiare. A Ostia aveva luogo un
raduno cerimoniale e beneaugurante delle giovani coppie che andavano a offrire
sacrifici simbolici in “onore dell’eccezionale concordia della coppia imperiale”
(Peter Brown) al fine di emularne l’esempio nella propria vita.
Plutarco aveva in precedenza attribuito al marito il
compito del filosofo che guida la moglie al piacere dell’armonia, così che ella
potesse ricostituirla ogni giorno in ogni occasione di rapporto familiare. Ma
nell’età degli Antonini marito e moglie sembra siano stati pari nel promuovere
intesa e accordo, e si ritiene che la missione civilizzatrice del matrimonio
abbia avuto nella concordia dei coniugi la sua massima espressione, così
che l’eunòia, la sympathèia
e la pràotes dei rapporti tra marito e moglie
diventano modello per il potere politico e i suoi interpreti. [BM&L-Italia,
maggio 2022].
La riduzione di consapevolezza e riflessione
ragionata nella comunicazione favorisce le derive illogiche nella realtà
contemporanea. Questa settimana il Seminario sull’Arte del Vivere ha
dedicato una riflessione a quelle forme di pensiero che sembrano derivare da
una regressione mentale che non distingue i fatti dalle opinioni, ostinandosi ad
equiparare l’oggettività fenomenica all’arbitrio soggettivo. Molti di costoro,
dai terrapiattisti ai complottisti e ai sostenitori ad oltranza e contro ogni
evidenza di convinzioni prive di fondamento reale con le quali sembrano avere
una connessione di appartenenza identitaria, presentano questa peculiarità: se un’idea
è da loro gradita, nella loro mente diventa un fatto. Come abbiamo altre
volte argomentato, non è tanto una questione di verità (nella proposizione), come
alcuni di loro cercano di argomentare, quanto di realtà (nell’esistente).
La vecchia e tanto vituperata concezione
psicoanalitica freudiana interpretava questo atteggiamento mentale come
incapacità infantile di far prevalere il principio di realtà sul principio
di piacere. E, d’altra parte, è vero che una tappa importante dello sviluppo
cognitivo prevede la distinzione da parte del bambino del valore di esistenza
da quello di gradimento: il bambino impara che non può cancellare con la
mente e far scomparire ciò che non gli piace o che al momento non desidera; come,
al contrario, impara che non può creare con la mente o far apparire qualcosa
che gradisce o desidera ma non c’è.
Una persona che abbia acquisito nell’infanzia questa
abilità di discernimento e usi nell’esercizio cognitivo abituale la logica,
difficilmente potrà lasciare che la sua mente sposi acriticamente un’idea senza
sottoporla al vaglio di una riflessione. All’estremo opposto, ma rimanendo
sempre nella fisiologia della mente sana, vi è l’assunzione di un atteggiamento
mentale di assoluta appartenenza ad un complesso di idee verso le quali sembrano
del tutto inibite le due facoltà principali dell’intelletto umano, ossia la critica
e il giudizio (Jaspers), come accade nel fanatismo religioso[1]. Teoricamente,
per quanto riguarda i terrapiattisti, oggi basterebbero anche solo le
fotografie della Terra dallo spazio per convincerli percettivamente della sua
sfericità, ma la questione è che la convinzione è diventata una certezza
intoccabile, come il contenuto di un delirio per uno psicotico. Hanno
sostituito nella loro mente la realtà, che si indica, si mostra, si
percepisce direttamente attraverso i sensi o con la mediazione tecnologica, con
una specie di verità rivelata che loro possegono e prescinde
da ogni evidenza empirica.
È questo il nodo: non bisogna scendere sul loro
terreno che consiste nella richiesta di dimostrazione della realtà come
se fosse una verità sostenuta da argomentazioni, perché questo procedere
si basa su un errore: confondere la rilevazione di un elemento o di un
fatto di realtà, con la conoscenza basata sull’elaborazione mentale. La
questione non è “perché noi crediamo che la Terra sia sferica” (così che loro
possano fare il giochino un po’ idiota della confutazione delle argomentazioni)
ma “perché loro credono che sia piatta”. È proprio far entrare nella loro
coscienza il loro errore di impostazione della questione che dovrebbe risolvere
il problema, se non sussiste un impedimento psicopatologico.
È come per l’esistenza di qualcosa: se dico a un mio
interlocutore di un libro che è davanti a noi, sotto i nostri occhi, lui non
metterà in dubbio il fatto che il libro ci sia; se il libro non è sotto i nostri
occhi, allora lui potrà cercarlo con lo sguardo o andare a vedere se è su uno
scaffale della biblioteca. L’esserci del volume non è una tesi sviluppata sulla
base di elaborazioni teoriche sostenute da ragionamenti induttivi o deduttivi,
ma un dato di realtà. E questo vale per tutti gli oggetti materiali. La logica,
infatti, ci insegna che l’esistenza è un dato, non un predicato.
Quando non era possibile vedere la Terra attraverso riprese dallo spazio, la
sua sfericità è stata desunta mediante ragionamenti; ma oggi che possiamo
vederla, fotografarla e filmarla, la sua conformazione è un semplice dato
empirico. L’errore però è a monte, ossia nel presupposto di pensiero che
consente di essere terrapiattisti: partire dalla certezza che la Terra sia
piatta e poi sviluppare argomentazioni a sostegno, così come argomentazioni per
confutare la sfericità, come se questa fosse una tesi ideologica e non un fatto
empirico. Questo profilo di errore, assunto come paradigma, si può applicare a
molte forme di irrazionalismo post-moderno.
I sostenitori di queste credenze irrazionali si
concentrano in genere sulla critica alla forma attraverso la quale la realtà è
stata veicolata, ad esempio la fotografia, come se fosse in questione un’“opinabile
rappresentazione” di una tesi erronea. Si pensi a quelle sette che sostengono
che l’arrivo dell’uomo sulla Luna sia un falso, e lo argomentano attraverso un’analisi
di alcune immagini dei primi astronauti sul satellite – che sarebbero il prodotto
di un montaggio fotografico – come se tutto il resto non esistesse: dai
campioni di rocce lunari alle testimonianze degli astronauti.
Molti anni fa, quando questi fenomeni erano molto
più limitati e spesso collegati a derive superstiziose di sette religiose o di
gruppi ideologici clandestini, l’Istituto di Clinica Psichiatrica del
Dipartimento di Neuroscienze dell’Università Federico II di Napoli condusse uno
studio dal quale emerse che in tutti casi esaminati, appartenenti a realtà fra
loro geograficamente distanti nel nostro Paese, si rilevava la presenza di una
o più persone con disturbi mentali in posizione di leader del gruppo, capace
di influenzare l’ideazione e le forme di pensiero condivise, e di fungere
spesso da modello per gli adepti.
Sul materiale raccolto, Giuseppe Perrella riconobbe anche
un profilo di errore logico riconducibile allo stile del “pensiero primitivo”
secondo Von Domarus: in particolare, desumevano l’identità
dei soggetti dall’identità dei predicati, come quella paziente di Silvano Arieti
che sosteneva: “La Svizzera è neutrale, io sono neutrale, dunque, io sono la
Svizzera”.
In quel caso, l’indagine sociopsichiatrica,
attraverso i colloqui, portò molti elementi alla coscienza comune dei membri dei
gruppi, e molti si accorsero di aver dato credito a tesi indimostrate, anche se
non risultava mai facile condurre gli interlocutori a rendersi conto della struttura
illogica delle proprie tesi, in quanto, per mancanza di flessibilità
intellettiva o per limiti di astrazione, non riuscivano ad assumere una
posizione meta-logica, ovvero ad adottare una prospettiva che consentisse loro
di uscire dai contenuti che enunciavano per rendersi conto della struttura di
senso delle loro proposizioni. [BM&L-Italia, maggio 2022].
Notule
BM&L-28 maggio 2022
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Ufficio Firenze 1, in data 16 gennaio 2003 con codice fiscale 94098840484, come
organizzazione scientifica e culturale non-profit.
[1] I processi mentali in gioco nel “plagio
mentale” e nel fanatismo religioso sono stati studiati dal nostro presidente,
prendendo le mosse da osservazioni condotte da Robert Ornstein.